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PHILADELPHIA

L’auto a noleggio, come sempre, l’abbiamo prenotata dall’Italia, la mattina andiamo all’ufficio dell’autonoleggio per ritirare l’auto, torniamo in hotel, carichiamo le valigie, impostiamo il nostro fidato navigatore per Philadelphia e partiamo. C’è un po’ di ansia iniziale per i primi km, perchè per uscire da Manhattan bisogna fare ponti o tunnel a pagamento e c’è sempre il rischio di finire nelle corsie automatiche (l’equivalente dei nostri Telepass), ma la nostra fortuna è che oggi è sabato, quindi il pochissimo traffico ci permette di lasciare New York in scioltezza.

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Da New York a Philadelphia, 150 km circa

Si arriva a Philadelphia in un paio d’ore, vicino all’hotel c’è un parcheggio a pagamento in cui lasciamo l’auto e iniziamo a girare per il centro. La prima tappa è il Reading Terminal Market, una specie di mercato coperto con bar, ristoranti, banchi che vendono frutta, verdura, pesce ecc… in cui l’attrazione principale è il Cheese Steak, eletto ad icona cittadina, ovvero un panino lungo e morbido ripieno di carne di manzo alla griglia tagliata sottile e formaggio fuso: buonissimo ma anche un vero mattone da digerire!

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Reading Terminal Market

Fa molto caldo anche a Philadelphia, spostarsi a piedi nel pomeriggio è piuttosto impegnativo e noi siamo anche zavorrati dagli zaini delle macchine fotografiche.

Non lontano dal market troviamo il museo in cui si può vedere la Liberty Bell, la campana simbolo dell’indipendenza americana e anche simbolo della città. La campana ha una vistosa crepa, pertanto non suona più.

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Liberty Bell

Il giorno seguente decidiamo di non usare l’auto ma di noleggiare due bici, il sistema di noleggio di Philadelphia è molto facile ed efficiente, si paga in base alle ore di utilizzo e i parcheggi delle bici sono praticamente ovunque, quindi prendiamo e lasciamo le bici più volte, spendendo davvero poco e muovendoci rapidamente. Prima tappa, la scalinata di Rocky. _DSC0619 La scalinata, in realtà, porta all’ingresso del Philadelphia Museum of Art, uno dei musei d’arte più grandi degli Stati Uniti ma il 90% dei turisti che si trova qui davanti non fa altro che fotografie mentre sale le scale correndo… come Rocky. Incredibilmente, il comune ha posizionato, a lato della scalinata, una statua a dimensione reale di Rocky.

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La scalinata di Rocky

Alle spalle del museo c’è un parco, in cui passeggiamo anche per restare un po’ all’ombra, troviamo un piccolo bar che fa panini e ne approfittiamo per la pausa pranzo. Nel pomeriggio riprendiamo le bici e andiamo all’Eastern State Penitentiary, un vecchio penitenziario abbandonato, trasformato in attrazione turistica, dove fino ai primi del ‘900 vigeva il massimo isolamento e dove è stato incarcerato anche Al Capone.

Non ci siamo resi conto che per raggiungere il penitenziario è necessario fare una strada in salita… in bici… con il caldo torrido arriviamo in “vetta” stravolti !

L’interno è piuttosto inquietante ma anche interessante dal punto di vista fotografico.

Francamente questa città non ci ha particolarmente entusiasmato, una giornata può bastare per visitarla.

Il giorno seguente ci rimettiamo in auto, direzione Washington, ma prima di arrivarci facciamo una con piccola deviazione, per passare dalla contea di Lancaster, la zona degli Amish: una zona piena di fattorie di famiglie Amish, che sono ormai diventate una attrazione turistica.

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I classici calesse amish

E’ molto facile incontrare, a lato della strada, i calesse coperti, gli amish non usano alcun mezzo a motore e ci sono cartelli ovunque che segnalano la presenza di fattorie in cui è possibile fermarsi per fare un classico pranzo amish oppure acquistare prodotti da loro coltivati.

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Da Philadelphia a Washington, 230 km circa

Anche se è una evidente trappola per turisti, decidiamo di fare un pranzo amish, che in pratica consiste nel sedersi attorno a dei tavoloni e condividere ciò che verrà servito con gli altri commensali. Capitiamo in un tavolo con dei turisti francesi e una coppia di turisti americani, ci servono un menu paragonabile ad un pranzo natalizio, servito un vassoi messi al centro del tavolo da condividere. Più che il cibo è stata piacevole la compagnia, abbiamo parlato volentieri, sopratutto con gli americani, molto socievoli.

Arriviamo in serata a Washington, lasciamo i bagagli in hotel e ci dirigiamo all’autonoleggio per la riconsegna, perchè abbiamo previsto di non usare l’auto, ma trovare l’ufficio è stata un’impresa: nascosto all’interno del parcheggio multipiano della stazione ferroviaria.


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